lunedì 3 settembre 2007

GAME OVER

DIECI E' MORTO. Definitivamente e senza un perchè. Si aspettava solo l'ufficialità e qualche giorno fa è arrivata. Lo sapevamo NOI, quelli che lo hanno lasciato molto presto....Lo sapevano quelli che ci sono rimasti, attendendo di conoscere la triste verità.

Ma soprattutto lo sapevano LORO, la banda CASO&Co. Una classe dirigenziale ridicola e senza scrupoli. "Soldi, Soldi, Soldi": questo il loro motto e se fatti senza regole e morale è ancora meglio. A pagare siamo NOI TUTTI. NOI ragazzi che ci hanno creduto, che hanno lavorato, che hanno sognato di realizzare un prodotto dignitoso e pieno di quella passione rara come l'oro.

Qualcuno si sarà sfregato le mani pensando ai nostri incerti futuri e all'idea che probabilmente, molti ragazzi non riusciranno a vedere un solo euro dei tanti che gli spettano. Qualcuno con un nome e un cognome. Giangaetano Caso. Un uomo che ha i santi in paradiso (sulla terra) ma che, per chi ci crede come me, ha un posto tutto suo all'inferno. Un posto con un numero: "DIECI"...

La storia si conlude qui e la morale è molto semplice: NOI A TESTA ALTA, LORO (LUI) UNA TESTA DI CAZZO e la certezza che a fare giustizia non saranno certo i giudici di questa terra ma quelli infallibili del cielo.

Auguro a tutti i redattori di DIECI un grande in bocca al lupo per tutto....

Spero che ci rivedremo presto...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Caso deve andare in galera....!!!

Anonimo ha detto...

Grazie, zampons, per averlo scritto.. Non so se C. ieri ti ha detto che volevo venire a vedere la partita da te... Poi non mi sono sentita di uscire... Sarei stata cattiva e amara... Questi hanno provato a fotterci l'anima... Sarà per la prox...

LadyOffDieci

Anonimo ha detto...

PS:

http://giornalistinonpercaso.splinder.com/

La C di Caso of course è maiuscola...

Anonimo ha detto...

Gianni Mura per La Repubblica - Domenica 9 settembre 2007 - pag. 55
«Mi ha colpito, la settimana scorsa sull'Espresso, la ricostruzione della breve vita di Dieci, quotidiano sportivo nato e morto in tre mesi circa. Un'intensa campagna pubblicitaria con la faccia di Roberto Baggio, 35 giornalisti assunti, stipendi e fornitori non pagati, telefoni tagliati, redattori che lavoravano coi loro cellulari e quando si decidono a scioperare vengono licenziati perché hanno scioperato. E' una storia ordinaria. Un po' meno quando si apprende che lo stesso editore aveva fatto un colpo identico con un free-press a Roma e uno quasi identico in Sardegna (si trattava di un call center). Stesso sistema: si apre, magari con un finanziamento Ue, non si paga, si chiude. Di straordinario c'è che, in casi del genere, non si parla mai di tolleranza zero, anzi c'è una tolleranza mille. Si può fare bis, tris, poker, forse alla decima serrata c'è un calcio di rigore, come all'oratorio al decimo corner. Ma non è detto. Mica sono lavavetri, è gente in giacca e cravatta, fidarsi è bene e dolersi non conviene».